Operational Krav Maga Italia

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Accademia di formazione tecnico tattica in difesa personale, professionale ed autoprotezione

Operational Krav Maga
Derivato da analisi di operazioni fallite, lo sviluppo del concetto di OKM è iniziato nel 1982, con l’ istruttore Gabi Shai presso la scuola nazionale di sicurezza e l’ Accademia di Combattimento dell’ Agenzia di Sicurezza israeliana. Tra il 1982 e il 1996, si sono sviluppati alcuni concetti aggiuntivi e fondamenti come l’integrazione nelle diverse abilità di combattimento

Normali funzionamento

10/12/2024

Pane&video.

09/09/2024

03/09/2024

Photos from Operational Krav Maga Italia's post 15/05/2024

Prepariamoci per la prova costume!

12/05/2023

PERCHÈ È NECESSARIO?

Inauguro la newsletter che intitolerei “schiaffi forti”, con queste riflessioni, a una settimana di distanza dal seminario di Gabi Shai in Italia.

Perchè è NECESSARIO (attenzione: non utile, non interessante, non formativo, ma NECESSARIO) partecipare a questi seminari?
E perchè, allargando il campo, è necessario l’allenamento costante, l’esperienza del fare?

Ve lo dico fra poco, se avete fretta potete anche chiudere la mail adesso, ci sono il divano e Netflix che vi aspettano.

Se invece volete saperne di più, dovete viaggiare con me fino ad Harvard.
Fatto?
Ora riprendetevi dal fuso orario e venite ad incontrare un simpatico neuroscienziato di nome David Levari. Ha pure la barba, che è già un buon segno.
Il dr Levari ha fatto una serie di esperimenti per capire se il nostro povero cervello si crea problemi inutili, e, SPOILER: è così!
Come ha fatto a saperlo? Ha chiesto a dei volontari di osservare delle foto di volti che scorrevano, per determinare se fossero minacciosi o no; dopo circa 200 foto, ha iniziato a non mettere più nemmeno una foto con espressione minacciosa, e sapete i volontari cosa hanno fatto? Hanno iniziato a dire che erano minacciosi i volti neutri. Praticamente visto che prevalevano le immagini neutre, l’asticella dei volontari si abbassava, iniziando a considerare problematiche anche espressioni in realtà tranquille.
Detto in altro modo: meno problemi abbiamo, più abbasseremo la soglia per ciò che consideriamo un problema, iniziando a vivere come problemi anche le minchiate.

Levari, con una birrozza in mano, ha definito tutto ciò così: “Quando siamo esposti a un nuovo comfort ci adattiamo a esso e le vecchie comodità, a cui avevamo accesso, diventano inaccettabili. In altri termini, il comfort di oggi è il disagio di domani”.

Perchè fare le scale, se hanno inventato l’ascensore?
Perchè patire il freddo/caldo, se possiamo impostare il climatizzatore sulla temperatura esatta che ci piace?
Perchè comporre un numero di telefono, accendere le luci di una stanza, ti**re su le tapparelle, se posso farmelo fare da siri?

E, soprattutto: perchè andare in palestra, spostarsi, cercare parcheggio, pagare un seminario, cambiarsi, rischiare di prendersi pure qualche pugno o gomitata, viversi la puzza di sudore, l’alito di chi si allena con noi, ritrovarsi alla fine i lividi e andare a farsi la doccia senza privacy?

Un bel programmino di krav on line a casa, giusto per imparare due mosse, e via.

Peccato che poi ci sia la vita.

E nella vita ci saranno i gradini da salire mentre scappi, i colpi che arriveranno saranno veri e ti faranno chiudere la bocca dello stomaco e salire l’acido e lacrimare gli occhi, le prese ti scivoleranno per il sudore, e se non hai mai provato la sensazione di una mano intorno al collo, non saprai che fare.
Soprattutto, essendo abituato ad avere tutto comodo e facile, sarai anche abituato a considerare come problemi cose davvero piccole, e quando arriveranno i problemi veri, il tuo cervello andrà in tilt e ti ritroverai completamente bloccato, in freezing, una c***o di lepre illuminata dai fari.

Ma in fondo, a te questa riflessione non riguarda.
Perchè se sei arrivato a leggere fino a qui, sei uno dei pochi o delle poche che ha deciso di FARE, nella vita.
Di rinunciare a qualcosa di più comodo, per tenerti in gioco.

Tutti gli altri non hanno aperto la mail, o si sono fermati molte righe più sopra.

Perdonali Levari, la prossima birra la offro io.

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